La Legionella pneumophila è un batterio gram-negativo aerobico di cui sono state
identificate più di 40 specie, suddivise in decine di sierogruppi. E' uno dei pochi
batteri patogeni per l'uomo in grado di moltiplicarsi in ambiente, fuori dal corpo umano.
Vive e si moltiplica in ambiente acquatico, costituito in natura da acque superficiali,
sorgenti termali, falde idriche ed ambienti umidi in genere. Dal suo ambiente naturale è
in grado di passare con relativa facilità a quello artificiale costituito da acquedotti,
reti idriche interne degli edifici, piscine, fontane e impianti di climatizzazione.
La Legionella pneumophila, comunemente indicata come "legionella", prende il nome
dall’evento che permise di individuarla con esattezza quale batterio responsabile di
una grave epidemia di polmonite. Era il 1976 quando il Bellevue Stratford Hotel di
Philadelphia ospitò un raduno di soldati “legionari”. A seguito di questo evento si
manifestarono circa 200 casi di polmonite tra gli ex combattenti presenti e, per circa 30 di questi,
si arrivò al decesso.
Cosa sappiamo della legionellosi ?
Attualmente sappiamo che la contaminazione da legionella provoca la febbre di Pontiac,
che si manifesta dopo 1-2 giorni, può essere facilmente scambiata per una comune influenza
e non necessita generalmente di somministrazione di antibiotici. Nel peggiore dei casi si
arriva ad avere la malattia del legionario, con un’incubazione di 2-10 giorni, brusco esordio
a livello polmonare, stato febbrile, quadro clinico grave e nessuna manifestazione extrapolmonare.
La malattia può colpire individui sani ed in buona salute. Tuttavia sappiamo dalla casistica
che i più esposti sono gli uomini anziché le donne, le persone anziane - con una proporzionalità
diretta sull’età - gli individui particolarmente deboli o affetti da patologie croniche,
gli immunodepressi, i soggetti fumatori o coloro che regolarmente assumono gli alcolici in quantità non modeste.
Dove risiede il rischio ?
La legionellosi viene contratta prevalentemente nel periodo estivo-autunnale, attraverso le vie aeree.
Durante l'atto respiratorio si inspirano particelle di acqua contaminata inferiori ai 5 micron (aerosol),
disperse in aria.
Naturalmente senza accorgersene.
Gli impianti di climatizzazione possono essere dunque i primi responsabili negli ambienti confinati.
L’attenzione deve essere tuttavia rivolta non solo ai sistemi di recupero e di deumidificazione di
questi impianti, ma anche alle torri di evaporazione, ai sistemi di raffreddamento, alle batterie di
scambio termico, ai filtri di linea.
Altro discorso riguarda le reti di distribuzione dell’acqua, in particolare quella calda.
Il batterio trova infatti un ambiente favorevole tra i 25 ed i 45°C, nei punti dove l’acqua
ristagna e dove si forma il biofilm (struttura viscosa organica contenente batteri generici, sali naturali, alghe).
Anche la presenza di calcare, ferro e magnesio costituisce un terreno fertile.
In questo caso allora, l’attenzione deve essere rivolta ai punti terminali dell’impianto quali sono
i rompigetto dei rubinetti ed ancor più le cipolle delle docce.
Cosa dice la legge ?
La gravità del quadro clinico, dove si stima che il 5% di tutti i casi di polmonite sia causato dalla legionella,
e il tasso di mortalità, stimato fino al 13% dei casi, pone il batterio tra quelli maggiormente
pericolosi per la salute umana. Vogliamo ancora ricordare un episodio epidemico, quello della
casa di riposo per anziani a Toronto, in Canada, quando nel 2005 morirono 16 persone.
Si parlò in quell’occasione di “virus killer per gli anziani”.
Sotto il profilo strettamente giuridico, dunque, il problema viene affrontato in un’ottica
di prevenzione in ambito sicurezza e salute negli ambienti di lavoro. Già dal D.Lgs. 626/94,
ovvero nell’attuale D.Lgs. 81/2008, si richiama il "rischio biologico", classificandolo
nell’elenco degli agenti biologici. La legge in sostanza si limita a ravvisare la responsabilità
del datore di lavoro laddove, in presenza di un rischio, non abbia provveduto a mettere in
atto accorgimenti e procedure necessarie ad evitare un evento dannoso per la salute.
Esistono anche le linee guida della Conferenza Permanente Stato, Regioni e Province Autonome
dell’aprile 2000 (Prevenzione e controllo della legionellosi), come da GU n. 103 del 5/5/2000.
Si tratta di un interessantissimo documento tecnico, preso come riferimento per tutte le
strutture che ospitano comunità (ospedali, nosocomi, carceri, caserme, etc.).
Queste linee guida spiegano con chiarezza quali sono i pericoli e dove si nascondono,
la strategia di prevenzione, le modalità di intervento ed i valori guida, in termini
di concentrazione batterica, per interpretare il risultato dei campionamenti.
Vogliamo ricordare che linee guida ufficiali come queste non rappresentano solo semplici
suggerimenti, bensì interpretano ed applicano la legge.
Prevenire il problema
La prevenzione rappresenta il primo importantissimo passo da muovere.
Una corretta strategia e una valida documentazione, che comprenda procedure e campionamenti
eseguiti nel tempo, possono produrre risultati lusinghieri.
Il campionamento di aria, acqua e biofilm è dunque parte della prevenzione e
dell'autocontrollo successivo alle azioni manutentive o correttive.
I trattamenti di bonifica della legionella sono di varia natura.
Il trattamento termico (shock termico) riduce o elimina la legionella in un tempo
variabile da pochi minuti a 2 ore. Esistono sistemi che si attivano periodicamente
in maniera programmata. Il trattamento a ioni di rame e di argento permette di operare
con acqua fredda, ma presenta complicazioni in termine di manutenzione e controllo del metodo.
Il trattamento ad iperclorazione è efficace, ma presenta numerosi svantaggi in termini operativi
e di controllo del prodotto, se non addirittura rischio di danni a carico degli impianti più obsoleti.
Sono efficaci anche metodi che ricorrono ai raggi ultravioletti, all'ozono, all'acqua ossigenata
catalizzata e all'acido peracetico. Per ognuno di questi è richiesta la completa conoscenza
del metodo per valutarne di volta in volta l'efficacia ma anche i rischi per persone e impianto.
Esistono infine in commercio detergenti che manifestano indubbia efficacia, una volta immessi nell’impianto.
Ma è sempre bene ricorrere a sostanze chimiche commerciali valutando preventivamente il rischio
per il personale che le utilizza, il rischio derivato dalla presenza di residui nell’impianto e
la conformità del prodotto alle normative di settore, comprese le autorizzazioni del Ministero della Salute.
Perchè scegliere noi ?
Abbiamo visto come ogni Responsabile di struttura, in mancanza di specifiche e valide nomine, diventi il
soggetto garante in sede civile e penale in caso di eventi dannosi.
Non è difficile immaginare quali ripercussioni si potrebbero avere,
anche a livello di immagine, per una casa di cura o per una struttura comunitaria.
Il nostro ruolo vuole essere quello della figura professionale esperta che, oltre ad
eseguire il monitoraggio “sul campo”, mette i propri clienti in condizione di capire e di scegliere.
Offriamo il Sistema di Qualità in tutte le indagini di laboratorio e l’accreditamento SINAL quando richiesto.
Ci occupiamo della creazione di procedure personalizzate.
Gestiamo con voi, formandovi, il “Registro degli interventi”.
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che ottimizzi i costi adattandosi, nel tempo, alle situazioni incontrate.
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al vostro personale medico e tecnico, così da unire tutte le conoscenze
necessarie per realizzare un controllo efficace.
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