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radon


indagini ambientali/radon











































Il Radon è un elemento chimico (simbolo Rn, numero atomico 86). E' un gas nobile, incolore e inodore, chimicamente inerte (non reagisce spontaneamente con altri elementi) ma naturalmente radioattivo (si disintegra spontaneamente in particelle instabili). Si forma dal decadimento del Radio, a sua volta generato dal decadimento dell'Uranio. Il Radon emette dunque radiazioni ionizzanti, sotto forma di particelle alfa. Queste sono in grado di interagire fortemente con la materia, compreso il pulviscolo atmosferico che noi respiriamo. Vengono facilmente assorbite anche dagli strati più esterni della pelle umana, senza rappresentare un pericolo, ma quando vengono respirate, si fissano sugli alveoli dei polmoni fino a comportare, nel tempo, insorgenze di tumori a livello polmonare. Le probabilità di ammalarsi sono direttamente proporzionali alla concentrazione di radon in ambiente. Si stima che sia causa di morte per oltre 20.000 persone nell'Unione Europea, 3.000 delle quali solo in Italia. Si stima inoltre che sia la seconda causa di tumore al polmone, dopo il fumo di sigaretta, e addiritura che ci sia correlazione tra le due cause: fumo e radon.

Dove si nasconde il pericolo?
Uno dei principali fattori di rischio del gas radon è legato al fatto che si accumula all'interno delle abitazioni. La principale fonte di questo gas risulta essere il terreno, mentre in misura minore lo sono i materiali da costruzione, specie di origine vulcanica, come il tufo ed i graniti o la fillade quarzifera ed il porfido. Questo perchè l'uranio è distribuito su tutta la crosta terrestre e così, di conseguenza, lo è anche il radon. Non sempre è possibile individuare le aree a rischio, in quanto i minerali possono affiorare in zone ristrette. Oppure capita che il radon venga trasportato dall'aria attraverso fenditure sotterranee e penetri nelle cantine degli edifici attraverso le crepe sui muri. Nelle case il gas penetra con facilità attraverso pavimenti naturali, soffitti in legno non isolati, mura di pietrisco spesse e mattoni forati. Anche la permeabilità del terreno può essere fattore di rischio. Riassumendo: ogni casa, anche di recente costruzione, può essere esposta al rischio radon e rappresenta un caso unico. Il pericolo rappresentato dal radon è negli ambienti confinati, nei piani seminterrati e nei piani bassi. Non lo è all'aperto.

Cosa dice la legge?
Edifici residenziali: l'Italia non possiede una normativa. L'Unione Europea applica la raccomandazione 90/143/Euratom del 21/02/1990, non recepita dal nostro paese, la quale indica soglie di intervento per edifici nuovi o già esistenti. Ambienti di lavoro: esiste il D.Lgs. 241/2000 che recepisce la direttiva europea 96/29/Euratom del 13/05/1996 in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti da radiazioni ionizzanti. Successivamente è stato elaborato un riassunto delle attività lavorative a rischio radon con la circolare n. 5/2001 del Ministero del Lavoro. Tale documento indica i livelli d'azione ed i tempi per l'attuazione delle relative disposizioni.

Come affrontare il problema?
Nei luoghi di lavoro il datore di lavoro è tenuto a far eseguire le misure di esposizione di radon, quindi a richiedere la relazione tecnica contenente i risultati. Il monitoraggio può essere effettuato con metodi attivi a lettura immediata, con metodi passivi (dosimetri a rivelazione) sul breve periodo e con metodi passivi sul lungo periodo. Noi riteniamo più valido quest'ultimo metodo in quanto permette di valutare l'esposizione sulla media annuale e tiene così conto delle variazioni termoclimatiche dovute all'alternarsi delle stagioni, oltre che del giorno e della notte. E' comunque indispensabile un sopralluogo che permetta di valutare la reale necessità del monitoraggio e, nell'eventualità, il metodo da seguire.

Con quale frequenza deve essere ripetuto il monitoraggio?
Dipende dai risultati della prima indagine. La legge prescrive differenti livelli di azione secondo i quali il datore di lavoro non è tenuto a ripetere la misurazione se i livelli riscontrati sono bassi, salvo importanti modifiche strutturali o delle condizioni di lavoro (nel qual caso ripeterà il monitoraggio nell'ambiente modificato). Oppure è tenuto a ripetere il monitoraggio per tenere sotto controllo un'esposizione risultata non bassa. Nel peggiore dei casi il datore di lavoro deve comunicare agli organi competenti i risultati ottenuti ed effettuare immediati azioni correttive. L'unità di misura adottata è Bequerel/m3 e corrisponde al numero di disintegrazioni al secondo in un metro cubo di aria.

Perche scegliere noi?
Quando veniamo contattati per un monitoraggio di radon proponiamo un incontro gratuito, durante il quale approfondiamo l'argomento con il Cliente ed effettuiamo un sopralluogo nei locali interessati. La nostra consulenza aiuta a capire il problema e permette di decidere se e dove effettuare la verifica. Siamo fortemente orientati al risultato finale. Questo significa che trasmettiamo tutte le informazioni necessarie a migliorare l'ambiente lavorativo ed eventualmente risolvere in maniera efficace il problema del radon. Oltre, naturalmente, a provvedere al monitoraggio e rilasciare una relazione che attesta la conformità dei locali.














































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